Il primo sbarco dell’uomo sulla Luna compie 50 anni
Aggiornato il 15 Novembre 2022
20 Luglio 1969: l’Umanità trattiene il fiato
Ancora pochi giorni e poi ufficialmente potremo festeggiare l’anniversario dei primi cinquantanni dal sensazionale evento che fu il primo uomo sulla Luna. Un evento storico perché avvenuto in un secolo, il ‘900, dilaniato dai conflitti mondiali e dalla guerra fredda e che per qualche ora sembrava aver posto fine agli attriti tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Il mondo assistette a 19 ore di diretta, di registrazioni in cui si cercò di rivivere dal pianeta Terra quanto stava accadendo sulla Luna. Tutti hanno potuto assistere al primo sbarco dell’uomo sulla Luna vivendo quelle ore con il fiato sospeso.
Vediamo la straordinaria storia della conquista della Luna da parte degli Stati Uniti e gli incredibili giorni che videro degli esseri umani “saltellare” per esplorare il paesaggio magico e sconosciuto del nostro satellite.
Obiettivo: conquistare la Luna
Siamo in piena guerra fredda e i russi sembravano aver preso il sopravvento nella conquista dello spazio. C’era stato lo Sputnik 1, nel 1957, il primo satellite artificiale, e il primo uomo nello spazio nel 1961: era Jurij Gagarin, che divenne così la prima persona nello spazio e il primo a orbitare intorno alla Terra. Gli Stati Uniti d’America, nonostante la nascita della National Aeronautics and Space Administration (NASA), voluta nel 1958 dal presidente Eisenhower, continuava a calcare il secondo posto.
John Fitzgerald Kennedy, preoccupato per il ritorno di immagine a livello internazionale dovuto a queste “sconfitte”, espresse chiaramente la volontà e l’impegno affinché l’America riuscisse a tagliare un traguardo veramente spettacolare e, rivolgendosi al Congresso degli Stati Uniti, nel 25 maggio 1961, dichiarò: “Credo che questa nazione si debba impegnare a raggiungere l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra”. Gli Stati Uniti si stanno rimboccando le maniche. Il Programma Apollo inizia la sua fase di realizzazione, non senza perdite – l’incendio e la morte dei suoi astronauti nell’Apollo 1 (1967) e l’incidente che impedì l’allunaggio e mise a repentaglio le vite dell’equipaggio dell’Apollo 13 (1970) – ma con risultati senza precedenti come lo storico primo sbarco dell’uomo sulla Luna dell’Apollo 11.
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Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’Umanità
Il primo allunaggio è avvenuto il 20 luglio del 1969 grazie alla missione Apollo 11. I membri dell’equipaggio erano Neil Armstrong, comandante, Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare, e Michael Collins, pilota del modulo di comando. L’obiettivo principale della missione era il raggiungimento del suolo lunare da parte dell’equipaggio e il ritorno sulla Terra. Il lancio avvenne il 16 luglio 1969 da Cape Canaveral (John F. Kennedy Space Center), in Florida, e il 20 luglio dopo una serie di complesse manovre e di “contrattempi” da gestire, finalmente ci fu lo sbarco e la prima passeggiata lunare che fu trasmessa in diretta televisiva. Il primo a scendere e a mettere piede sul nostro satellite fu Neil Armstrong, che pronunciò l’iconica frase: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”. Lui e Aldrin si occuparono degli esperimenti e della raccolta di campioni mentre Collins rimase nel modulo di comando, Columbia, in attesa del rendez-vous con il modulo lunare, Eagle, per recuperare i suoi colleghi e tornare sulla Terra. Circa 650 milioni di telespettatori furono testimoni di quell’impresa memorabile che si concluse con il ritorno sano e salvo dell’equipaggio recuperato nell’Oceano Pacifico il 24 luglio.
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L’Independence Day è un’esplosione di suoni, colori, momenti di allegria e bandiere a stelle e strisce. 243 anni fa la Dichiarazione di Indipendenza fu redatta da Thomas Jefferson non il 4 luglio bensì due giorni prima, in anticipo sulla ratifica da parte del congresso di Philadelphia, in Pennsylvania. E’ curioso come Jefferson morisse proprio nel 50esimo anniversario della dichiarazione, il 4 luglio del 1826.Il primo stato a riconoscere il 4 luglio come festa nazionale fu il Massachusetts, nel 1781, e dieci anni più tardi venne chiamato per la prima volta Independence Day. Dal 1938 la il giorno dell’Indipendenza è una festività federale pagata. La giornata è celebrata in diverse occasioni anche in Italia, come ad esempio con la festa e fuochi d’artificio al Consolato americano di Napoli, durante la quale più di 300 persone hanno partecipato ai festeggiamenti, ieri, nel cortile dell’edificio di piazza della Repubblica a Napoli.
La prima è
Mi presento, sono Martina, ho 19 anni e sono al primo anno di medicina. Non studio però in Italia, ma alla RUG (University of Groningen), a Groningen nel nord est dell’Olanda.
La mia esperienza all’Università è al 200% positiva, adoro il corso che sto seguendo e mi piace moltissimo la didattica e l’approccio allo studio utilizzato qui. Molto lontano da quello italiano, con lezioni sempre interattive, continuo scambio professore-studenti, gruppi di lavoro piccoli, e molta pratica, oltre che ai diversi ruoli di persone di sostegno e un curriculum che spazia molto e non si limita a focalizzarsi prettamente sull’aspetto accademico, ma si interessa molto a tutte le competenze trasversali necessarie per riuscire nel diventare medico (nel mio caso) come comunicazione, collaborazione, metodologia e ricerca ecc. Come tutti i sistemi ha le sue falle, e rimane comunque un corso estremamente impegnativo, non stop per 10 mesi, che porta con sé delusioni e soddisfazione, tanto stress, ma anche successi.
Penso che qualsiasi studente straniero arrivato in olanda non possa non imbattersi prima o dopo in un incidente in bicicletta, sono matti. Un po’ alla volta però impari che al semaforo quando diventa verde per le bici lo diventa in tutte le direzioni e cominci ad aspettarti che ti sbuchino fuori biciclette dal nulla; impari ad usare il freno col contropedale; ti arrendi al fatto di portarti dietro un ombrello, perché tanto col vento a 40km/h è inutile e ti abitui al fatto che se riesci a non essere completamente fradicio almeno una volta in una giornata puoi considerarlo un gran bel giorno; la bicicletta diventa una specie di protesi, fondamentale.
Impari ad andare in bici con la valigia; impari il nome di tutto quello che compri sempre al supermercato e impari a rispondere in modo corretto alle cassiere senza dover chiedere il solito “sorry can you please say it in english?”. Un po’ alla volta quella lingua incomprensibile diventa familiare e ci cominci a capire qualcosa, quando esci la sera a ballare conosci le canzoni olandesi e anche se spari parole a caso ti senti parte della situazione. Prima di rientrare come snack prendi dal muro una croquette o un flikandel, non giri più con i contanti, ma paghi anche un caffè con il bancomat. Alla fine impari ad apprezzare in modo incredibile quei venti minuti di sole. E sì ti lamenterai sempre dell’inesistenza di una vera e propria cucina olandese o di verdure che sappiano di qualcosa; ti lamenterai delle ciliegie a 10 EUR al kilo e del costante vento e tempo orribile; ti lamenterai delle stravaganze a volte esagerate degli olandesi, ma alla fine impari a sopportare i difetti di questo paese e ad amarne i vantaggi. Come al solito vivere in un altro paese è sempre come andare sulle montagne russe: un giorno lo ami e il giorno dopo vorresti poter mollare tutto e tornare a casa, ma in fin dei conti rifarei questa scelta altre mille volte. 






